SE L’UOMO VA ALLA MONTAGNA
Dialoghi intorno alle esperienze dirette per uno sviluppo sostenibile dell’ambiente appenninico
con la partecipazione di
Paolo Caggiano – Segretario Generale presso CICOP Italia e Responsabile Tre Giornate Architettura
Tommaso Corrieri – Azienda Agricola Arum, Orsigna, Pistoia
Lorenzo Gori – Fotografo e gestore di rifugi nell’appennino toscano
Alberto Maltoni – Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (DAGRI) – Università di Firenze
Alessandro Tomasi – Sindaco di Pistoia
Paolo Stefano Valoti – Consulente ed esperto della Banca del germoplasma del mais CRA-MAC e Presidente CAI di Bergamo
Fino a 70-80 anni fa, in montagna vivevano e si mantenevano col lavoro migliaia e migliaia di famiglie. Oggi la montagna è spopolata, poco curata e coltivata, e spesso spacciata come improduttiva o troppo complessa e costosa da lavorare. Eppure, proprio ora, il panorama può cambiare.
Il dialogo parte dall’esperienza diretta di persone che lavorano quotidianamente in montagna e che da tempo credono, attraverso il loro impegno, i loro progetti, le loro attività, in una montagna che non dà solo possibilità di sopravvivere, ma che diventa luogo e occasione di sviluppo e di nuovi scenari.
Un primo terreno di confronto è costituito da esperienze legate all’agricoltura in quota: dalla varietà delle colture e dei prodotti a cui può lavorare un’azienda agricola di montagna oggi, al castagno come specifica realtà produttiva in grado di valorizzare un territorio, alle esperienze di coltivazione del mais andino che vengono mutuate nelle valli lombarde per mettere in rete e rilanciare i piccoli coltivatori.
L’altro filone di riflessione nell’ottica di guardare la montagna dal punto di vista dello sviluppo è quello legato al turismo, ai cammini, ai rifugi. Le persone che riscoprono il valore e il piacere di muoversi nelle terre alte sono in aumento, e questo può anche essere occasione di impulso a intraprendere percorsi nell’ambito del sistema di ricettività.
A fare da fil rouge tra i due temi, diversi fattori comuni:
- la montagna che, attraverso il lavoro, diventa luogo da ri-abitare, perché può “dare da vivere”, e da ri-abilitare, per le svariate prospettive di sviluppo che offre;
- il perseguimento di uno sviluppo economico ma sempre in chiave sostenibile, perché la montagna non può e non deve essere “snaturata”;
- una montagna da coltivare, da ripopolare, da percorrere, da riaprire, ma sempre passando dalla conoscenza e dalla consapevolezza del territorio.